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HIV – AIDS traiettorie e prospettive di intervento con Maria Stagnitta

Incontriamo Maria Stagnitta, responsabile dell’area Dipendenze di CAT, e membro del Comitato Tecnico Sanitario sezione M (HIV/AIDS) del Ministero della Sanità.

Maria, da anni segui in prima linea iniziative e progetti sull’HIV-AIDS. Qual è stato, se c’è stato, un elemento, un evento che ha fatto nascere in te la spinta, la curiosità per intervenire su questa tematica?

Mi occupo di HIV dalla fine degli anni ’80. In quegli anni lavoravo in una Comunità Residenziale rivolta a persone con problemi di dipendenza da sostanze psicoattive. L’impatto dell’HIV sulle nostre Comunità Residenziali fu devastante! Circa il 40% delle persone era positive al test  HIV. Va ricordato che in quegli anni ricevere una diagnosi di infezione da HIV, significava “morte”. A questo si aggiungeva lo stigma associato ai consumatori di sostanze. Le campagne informative erano centrate sulle cosiddette “categorie a rischio” (omosessuali e tossicodipendenti). Spesso le persone venivano discriminate dagli stessi Servizi Sanitari in quanto dipendenti da sostanze e quindi probabilmente anche persone con HIV.  Mobilitarsi è stato un atto dovuto.  

Come giudichi l’attuale rete italiana di servizi di prevenzione e di riduzione del danno per l’HIV-AIDS ?

Gli interventi di RDD (Riduzione del Danno) devono molto all’HIV! Questi interventi si sono resi possibili nel nostro Paese in conseguenza al forte impatto dell’HIV sulla popolazione di consumatori di sostanze. Nei primi anni 90 nascono infatti le prime esperienze di Unità di Strada con programmi di distribuzione/scambi siringhe e distribuzione di profilattici. Oggi per fortuna la situazione è migliorata! Le infezioni da HIV nella popolazione di consumatori di sostanze diminuiscono anche grazie agli interventi di prevenzione e RDD e al cambiamento, anche, dei modelli di consumo (dalla modalità endovena all’inalata).

Fra i problemi irrisolti, c’è qualcosa in particolare che si potrebbe migliorare?

Sì, l’accesso al TEST HIV per chi usa sostanze. E’ ancora molto alta la percentuale di consumatori che arrivano tardi alla diagnosi. Per questo negli ultimi anni alcuni servizi di prevenzione e RDD hanno iniziato ad offrire dei test rapidi salivari e/o ematici. E’ necessario implementare questo tipo di offerta e farla diventare un intervento stabile. C’è un’altra cosa davvero importante, cioè il progresso delle cure e della ricerca. Cosa dimostrano i risultati dei recenti studi PARTNER-1 e PARTNER-2? Hanno dimostrato che l’HIV non viene trasmesso se la carica virale del partner HIV positivo è negativa, grazie alla corretta assunzione di una efficace terapia antiretrovirale. Si tratta di un’evidenza rivoluzionaria, pari all’introduzione dei farmaci antiretrovirali. Una rivoluzione che metterà a tacere lo stigma nei confronti delle persone con HIV, ancora molto forte.

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